Fonseca, dove la fame è nera

domingo, 27 de setembro de 2009
Non ho la minima idea della radice etimologica del nome Fonseca ma, se per caso dovesse derivare da fonte-seca (sorgente secca) niente sarebbe piú corrispondente alla realtá. Perlomeno di quella della comunitá quilombola che porta questo nome. Arrivati nella cittadina di Manaíra, dopo una lunga traversata montagnosa su strada sterrata, ci mettiamo in testa di rintracciare la comunitá di Fonseca. A dir la veritá abbiamo giá un appuntamento per la tarda mattinata con la comunitá di Livramento, ma non tentare con Fonseca sarebbe un delitto: in fin dei conti non é poi cosí facile arrivare da queste parti e l’occasione non va sprecata. Domandiamo ad almeno quattro persone diverse se abbiano mai sentito parlare di una comunitá di afrodiscendenti e di come sia la strada per arrivarci. Quattro risposte non solo differenti ma addirittura opposte. In poche parole nessuno ha un’idea piú o meno chiara di dove mai siano andati a ficcarsi questi neri. Recuperato il cellulare di Luis, nostro referente nella comunitá, facciamo un non troppo convinto tentativo di metterci in contatto. E il miracolo avviene. Come poi potremo constatare, la comunitá si trova in cima a una collina proprio sotto una grossa antenna telefonica rendendo cosí possibili i collegamenti via cellulare. Luis ci spiega che se abbiamo un pó di coraggio e molta incoscienza una specie di strada per arrivarci ci sarebbe. “Volete provare? Contattate mia nuora, che vive in Manaíra, e lei vi accompagnerá”. La strada é poco piú di una mulattiera, ma la nostra Toyota sfodera tutta la sua rustica potenza e tra vigorosi sballottamenti in una quarantina di minuti riusciamo a percorrere i circa quattro chilometri che separano la comunitá dal centro abitato. Sembra di essere in un altro mondo e in un altro tempo. Tutto é secco e arido, la terra cotta e riarsa da un sole cocente. Pare perfino impensabile che durante la stagione delle piogge riescano a coltivare qualcosa. Quasi nulla a dir la veritá. Fagioli, granoturco, qualche zucca e poco altro. Quando possono (= quando arriva la pensione dei vecchi) scendono in cittá a comprare farina di grano e di mandioca. E poi? chiediamo. E poi é fame, fame nera! Mentre il vecchio Luis ci parla dei problemi piú urgenti, arrivano vari membri della comunitá che, nel frattempo, sono stati avvisati della nostra venuta. Nella penombra della povera chiesa Francimar e Luis raccontano gli ultimi aggiornamenti sulle iniziative a favore delle comunitá quilombola. La gente ascolta in silenzio, poi si fa coraggio e comincia a parlare: un rosario di sofferenze che conosce solo le decine dei misteri dolorosi. Ripartiamo con una stretta al cuore ripromettendoci, appena tornati a João Pessoa, di organizzare una spedizione di viveri. Non sará la soluzione del problema, lo sappiamo bene, ma é il minimo che possiamo fare.











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