Rosymare, assistente volontaria nel progetto Escrilendo, si laurea in pedagogia

sexta-feira, 29 de abril de 2016
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Oggi é stato un giorno speciale per Rosymare e per il progetto “Escrilendo Università”.
Rosymare, insieme a Josefa, fa parte del progetto Escrilendo nel quilombo di Pedra d’Água fin dal suo inizio nell’ottobre del 2011. L’anno dopo, grazie all’appoggio del progetto Escrilendo Università, finanziato dall’associazione di Arese “Uniti per la vita” ha potuto iscriversi all’università, facoltà di pedagogia.
Oggi stiamo partecipando insieme alla consegna del diploma (laurea breve): complimenti, Rosymare, il tuo successo è il successo del nostro progetto.
La nostra allegria sarà ancora piu’ grande quando nei prossimi mesi e anni raggiungeranno lo stesso traguardo altre assistenti: Rosangela e Renata del quilombo Matão e Josefa e Maria José del quilombo di Pedra d’Água (tutte studiando all’università grazie al progetto Escrilendo Università).

Rosymare con la coordinatrice di Escrilendo, Nise e con Alberto







Una briciola di bimba di Luís Zadra

domingo, 17 de abril de 2016
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La piccola Tais con la mamma e Francimar la "fata madrina"
Sono le dieci del mattino quando la piccola Taís viene dimessa dall’ospedale dove era stata ricoverata in fin di vita una decina di giorni fa. La carichiamo in macchina insieme alla mamma Ingrid di 17 anni, al nonno Luís e Francimar in attesa di organizzare il viaggio di ritorno al suo villaggio quilombola distante 450 chilometri da João Pessoa.
La piccola Taís era nata settimina in circostanze drammatiche in un ospedale del comune di Manaira. Il medico di turno non se la sentiva di seguire il parto perchè considerato troppo a rischio e cosí, non essendoci altra scelta, le infermiere hanno preso l’iniziativa: due si sono occupate del parto mentre la terza, in ginocchio di fronte al letto, pregava perchè tutto andasse bene. A causa di un’infezione e altre complicazioni successive al parto il medico ha deciso che la piccola doveva essere ricoverata urgentemente in terapia intensiva. Una vera Via crucis trovare un posto: 450 chilometri entrando e uscendo da vari ospedali al completo, finchè finalmente è saltata fuori una incubatrice libera in una clinica di João Pessoa. L’urgenza da queste parti non conta, il tempo è qualcosa di aleatorio perchè, come dice un detto popolare, l’orologio dei poveri non ha le ore segnate.
Il nonno, che conosciamo bene perchè è il leader della comunità, ci ha avvertiti per telefono della situazione, informandoci che lui e la giovane mamma, erano già sulla strada del ritorno con l’ambulanza perchè non avevano i mezzi per potersi fermare in città. “Potete fare qualcosa voi, nel frattempo?”
Francimar si è precipitata immediatamente all’ospedale e, informata che solo i parenti potevano entrare, si è inventata su due piedi che lei era la madrina di battesimo autorizzata dai genitori a prendersi cura della bimba. Il portiere e le infermiere hanno preso per buona la versione di Francimar e le hanno lasciato libero accesso anche nei giorni successivi, meritandosi poi il soprannome di “fata madrina”. Piccolo essere indifeso, una briciola di bimba, ma tenace la nostra Taís, al punto che nel giro di pochi giorni è stata dichiarata fuori pericolo e dimessa.
Mentre aspetto che si trovi un mezzo che la riporti a casa, la osservo avvolta nel pannolino bianco dai bordi rossi, quasi perduta tanto è minuta, un visino tondo, ancora assopito e stanco per la dura battaglia per la sopravvivenza. Una macchiolina nera, perchè Taís è nera, come nera è la gente del suo villaggio, come neri sono i suoi occhi che appena si intravvedono quelle poche volte che si sveglia per succhiare pochi grammi di latte dal biberon. Purtroppo la mamma, almeno per il momento, non può allattarla perchè ha preso la dengue, come quasi tutti al suo villaggio.
Di ambulanze nemmeno l’ombra, anche se la piccola è uscita dall’incubatrice da poco più di quattro ore. Alla fine si devono arrendere a prendere posto in un pulmino, stipato all’inverosimile, tutte persone uscite da ospedali o consultori in cerca di cure che non trovano nelle loro località sperdute. Qui la gente del sertão impara fin da piccola che vivere è pericoloso.
A peggiorare le cose, nel bel mezzo del viaggio sono incappati in un acquazzone e l’acqua ha cominciato a entrare dal tetto. Per fortuna una pia donna ha provveduto a riparare mamma e bimba con la sua giacca.
Alla fine il viaggio è durato tutta la notte; arrivati a Manaira hanno dovuto prendere due moto perchè al villaggio si arriva solo su strada sterrata, che, quando piove, come questa volta, si trasforma in una pista da rally viscida e pericolosa.

Uno scorcio del villaggio quilombola di Fonseca durante la stagione secca quando non piove per mesi
Ci siamo affezionati a Tais e alla sua famiglia. Adesso che le nostre strade si sono incrociate non possiamo non chiederci come sarà il futuro di questa bimba. Sopravviverà? Ce la farà ad affrontare le intemperie della vita, lei che nata prematura, è stata sbalzata in un mondo dove gli stessi adulti hanno grosse difficoltà per vivere.
Spesso, durante la mia permanenza nel Maranhão, quando nelle zone rurali più sperdute moriva un bimbo, quasi sempre per dissenteria, la gente non faceva drammi: “Dio aveva bisogno di un angioletto in cielo e cosi è venuto a prenderselo”. Ma Tais non può essere un angioletto in più e nero nel cielo di un dio crudele perchè ha diritto alla vita, è nata per vivere. Possiamo discutere sulle maternità precoci (la mamma ha già un altro figlio), la destrutturazione di molte famiglie a causa della povertà assoluta ecc.ecc.. Ma Tais è nata ed ha voglia di vivere. Tais, grazie per averci insegnato a resistere, a credere nella vita ad oltranza. Noi ti amiamo e dedichiamo questa tua storia ai milioni di Tais che nel mondo vivono situazioni simili alla tua e spesso non ce la fanno a sopravvivere. Benvenuta alla vita, Tais!

PS. All’ospedale qualche anima buona è passata e ha lasciato in dono alcune cose essenziali per Tais. Lì nel villaggio, condividono la povertà e quel poco che hanno. Qualcuno ha voglia di “adottare” la piccola Tais? La “fata madrina” Francimar non è gelosa: c’è spazio per tutti.

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