FESTA DEGLI ALBERI AL MUNDO NOVO

sexta-feira, 15 de junho de 2012
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Qui in Brasile il “giorno dell’albero” viene celebrato il 21 di settembre, ma noi non abbiamo aspettato la data ufficiale per organizzare la festa degli alberi al quilombo Mundo Novo. Finalmente dopo tanta attesa è arrivata la pioggia permettendo ai contadini di seminare e di recuperare il tempo perduto. Il raccolto del grano turco è andato perso completamente, ma le speranze per un buon raccolto di fagioli, zucche e mandioca rendono allegri i contadini. Il fatto nuovo per Mundo Novo è la decisione di piantare settecento piante di arance e mandarini. Questo atto rappresenta la volontà di continuare a lottare e la certezza di un futuro migliore.
Il calvario della trentina di famiglie quilombolas di Mundo Novo cominciò quattro anni fa quando le quattro sorelle eredi del latifondo decisero di disfarsi della terra puntando sulla possibilità di vendere ad una società di investimenti turistici. Per concludere l’affare e spuntare un prezzo più alto bisognava espellere il più rapidamente possibile la trentina di famiglie che da molto tempo vi risiedevano coltivando la terra come “meieros” (mezzadri o qualcosa di simile”. La strategia adottata si basava su una serie costante di azioni intimidatorie per costringere la gente ad andarsene senza troppe storie accettando una indenizzazione irrisoria.
E’ in questo clima di violenza che entrano in scena Luis, Francimar e Valdenia. Venuti a conoscenza della situazione viene fatta una prima visita in loco e appare subito chiaro che ci sono tutte le condizioni per inquadrare la comunità come quilombola. Comincia così il processo di auto riconoscimento fino a giungere alla certificazione da parte della Fondazione Culturale Palmares. Da questo momento il processo giudiziario diventa federale togliendolo così dai possibili inquinamenti che tanto caratterizzano la giustizia brasiliana di base.
Ovviamente le cose vanno per le lunghe ma le famiglie quilombolas adesso che conoscono i loro diritti hanno ripreso coraggio cominciando a piantare in parti del latifondo fino a ieri considerate inaccessibili. Le proprietarie, imbevute della loro antica mentalità, non hanno ancora capito che la musica è cambiata e continuano nella loro strategia intimidatoria.
Oggi stesso al momento del nostro arrivo abbiamo trovato un contadino, dipendente della proprietà, che stava tagliando erba e cavando mandioca in un terreno coltivato da seu Juca. Ho preso la mia macchina fotografica e ho scattato qualche foto dicendo che le avrei consegnate al giudice. Il povero disgraziato, impaurito dalle possibili conseguenze, ha subito smesso dicendo che non era colpa sua e che era stato mandato dalle padrone. Archiviato l’episodio è arrivato finalmente il momento emozionante della consegna delle 700 piante. A dir la verità non avrebbero mai potuto permettersi di acquistare un simile quantitativo, ma grazie all’intervento di Luis questo è stato possibile. Funziona così: in un quaderno viene annotato il numero di piante dato ad ogni famiglia. Quando da qui a due anni le piante cominceranno a produrre, situazione finanziaria permettendo, ognuno inizierà a restituire il piccolo capitale investito (tanto per avere un’idea ogni pianta è costata meno di un euro). Questi alberi saranno piantati in punti strategici del latifondo: una forma chiara e esplicita che da lì nessuno ha intenzione di andarsene. Non si tratta solo di un “investimento” economico ma soprattutto umano: una comunità che ritorna a vivere sognando un futuro migliore.

 La distribuzione delle piante

   Seu Juca mostra il terreno preso di mira
Il contadino "invasore" lascia il terreno

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