COSTRUIRE UMA DEMOCRAZIA INCLUSIVA IN BRASILE: PROGRESSO E SFIDE DELLA SOCIETÁ CIVILE

sexta-feira, 27 de junho de 2014
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Con molta soddisfazione ho terminato la traduzione in italiano del testo di una conferenza che l'amico Renato Lanfranchi ha fatto a conclusione del Programma di Fellowship alla National Endowment for Democracy (NED) – Washington, DC – USA il 26 febbraio 2014: COSTRUIRE UMA DEMOCRAZIA INCLUSIVA IN BRASILE: PROGRESSO E SFIDE DELLA SOCIETÁ CIVILE.
Credo aiuti a contestualizzare il dibattito a cui si assiste qui in Brasile negli ultimi tempi per via dell'attenzione internazionale legata alla Coppa.

Link per accedere al testo in PDF:
https://docs.google.com/file/d/0B8JEgSmUkN4jemdXcGJxZ1lDb1E/edit

O São João di Escrilendo

quarta-feira, 25 de junho de 2014
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São João (San Giovanni Battista) è la principale festa nel Nord Est brasiliano, più importante e più partecipata dello stesso carnevale. A dir la verità non di una festa si tratta, ma di un intero mese di festa (Festas juninas, feste di giugno) perchè in sequenza si festeggiano Sant’Antonio, San Giovanni e Santi Pietro e Paolo. Anche il progetto Escrilendo del quilombo Matão ha voluto ricordade la tradizione con sfilate di bellezza, gare di coppie di danza e una scatenata “quadrilha” che ha trascinato tutti i presenti.
All'inizio della festa bambini e genitori hanno voluto ricordare e ringraziare gli amici di "Uniti per la vita" di Arese che appoggiano il progetto Escrilendo.


Mia casa-mia vita, ma non per tutti

quinta-feira, 5 de junho de 2014
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Quilombolas invadono la Caixa Economica
di Luis Zadra

Sono arrivati per strade diverse i quilombolas che nell´auditorio della CEHAP (Compagnia statale delle abitazioni) stanno aspettando la presidente dell’entità di governo che gestisce la costruzione delle case popolari del programma Minha casa minha vida. Sono una ventina di animatori, uomini e donne, che provengono da sette quilombos, alcuni distanti fino a 500 chilometri dalla capitale. Sono partiti prestissimo per arrivare all´appuntamento per sapere più da vicino che cosa sta succedendo con la casa promessa da una vita, ma che non arriva mai.
Il primo incontro é alla CEHAP e, successivamente, alla Caixa Economica. Per alcune comunità si tratta una corsa ad ostacoli che da più di tre anni stanno percorrendo senza mollare con in testa Francimar ed AACADE che ancora riescono a mantenere la speranza di avere una casa. Molti di loro vivono in case di fango, molti nemmeno ce l’hanno una casa o è in condizioni molto precarie. Le case sono state promesse dal governo da più di tre anni con tanto di documento. Zé Pequeno, Geilsa, Eliane, Geraldo (solo per menzionare figure che da una vita lottano e resistono in nome della dignità dei quilombolas e dei loro diritti) sono in prima fila. Pazienti ascoltano le spiegazioni che vorrebbero motivare i ritardi ma loro sanno benissimo che le cause principali sono l’incompetenze e la mancanza di impegno dei funzionari pubblici.
Per i quilombolas sarebbe impossibile arrivare ad avere una casa se non ci fosse l´appoggio di AACADE. Troppa burocrazia, troppe carte, troppe parole senza seguito... La strada di quanti sono relegati al margine è sempre piena di ostacoli e molto scivolosa. Per noi che accompagniamo questo processo é estremamente faticoso e logorante, ma ancora molto di più per loro che non hanno mezzi, abitano spesso in zone lontane e dimenticate e che non possono capire come (non) funziona il tutto. Il programma del governo federale Minha Casa Minha Vida è stato impiantato affinché milioni di brasiliani poveri e senza casa potessero avere praticamente gratis una casa (mediamente di 35 metri quadrati, ma pur sempre una casa). Ed effettivamente grazie a questo programma vari milioni di famiglie hanno già ottenuto la loro dimora. Anche per i quilombolas della Paraiba eravamo riusciti a strappare al governo la promessa di 150 case da assegnare alle famiglie più bisognose. Ma dopo tre anni stiamo ancora correndo dietro agli incartamenti, passando da un ente pubblico all’altro che continuano a palleggiarsi le responsabilità per l’impasse che ormai è veramente scandalosa.
Dopo tante insistenze eravamo riusciti ad ottenere un incontro congiunto con i responsabili della CEHAP e della Caixa Economica per affrontare una volta per tutte le varie questioni in sospeso, e impedire il continuo e reciproco rimpallarsi delle responsabilità. Alla CEHAP l’accoglienza è buona, ma ben presto si viene a sapere che all'incontro non parteciperà alcun funzionario della Caixa.
Questa volta i responsabili delle varie comunità perdono la pazienza e decidono di recarsi alla Caixa Economica, dove, senza tanti indugi, cominciano a entrare... Volenti o nolenti i funzionari dovranno riceverli e dare delle spiegazioni. Figurarsi l’agitazione e la perplessità degli addetti alla sicurezza nel vedere un gruppo di neri che chiedono a tutti i costi essere ricevuti dalla gerente del progetto. Superati i normali e doverosi controlli, salgono le maestose scale del palazzo e si piazzano nell’auditorio decisi a restare fino a quando qualcuno non li riceva.
Comincia una trattativa con la gerente che, in un primo momento, si dichiara disposta a incontrare soltanto Francimar e un rappresentante dei quilombolas. O tutti o nessuno, è la risposta di Francimar. Dopo un inutile e interminabile tira e molla la gerente capisce che non c’è altra via d’uscita se non accettare di incontrare tutto il gruppo. Dopo un tentativo imbarazzante di ripetere le solite e stantie spiegazioni, molto spesso contraddittorie, finalmente la gerente deve far buon viso a cattiva sorte e accetta di fissare date, scadenze ed impegni. Non era mai successo prima. I quilombolas, moderatamente soddisfatti e un po’ più ottimisti, lasciamo la Caixa Economica per tornare alle loro case, lanciando però un avvertimento: adesso che abbiamo imparato la strada (e il modo) sarà meglio mantenere le promesse, perché in caso contrario… Non è una minaccia, soltanto una promessa: di fronte all’incuranza della burocrazia non staranno più passivi ad aspettare: i diritti sono diritti, soprattutto per chi ne ha più bisogno.
Per oggi è finita bene, soprattutto per quanto riguarda la presa di coscienza dei quilombolas: non è facile alzare la testa per chi è sempre stato abituato a subire i soprusi del più forte (padrone, fazendero o politico…). E’ questa crescita che fa ben sperare per il loro futuro e il futuro della società brasiliana.
Dal canto nostro, siamo felici di camminare e lottare a fianco e con questo esercito di oppressi.
João Pessoa, 27 maggio 2014

L'incontro alla CEAHP

L'invasione della Caixa Economica

L'incontro con la gerente della Caixa Economica

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