Just Dance recita e canta a favore del progetto ECRILENDO

quinta-feira, 17 de dezembro de 2015
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Nemmeno il tempo di sbarcare a Malpensa (18 ore di viaggio dal Brasile), arrivare ad
Arese, mangiare um boccone ed eccomi in prima fila per assistere al musical Chicago. Sapevo che il gruppo di Just Dance del Forum aveva raggiunto dei livelli di esibizione notevoli (gli echi del successo dei due spettacoli di Rho erano giunti fino in Brasile), e quindi mi aspettavo di passare una piacevole serata al teatro di Arese. E dire che è stata piacevole è davvero riduttivo. Emozionante, intensa, allegra, coinvolgente... sono solo alcuni degli aggettivi adeguati per definire l’interpretazione del musical da parte di tutti gli attori. E così quando sono stato trascinato sul palco dalle due simpatiche “prime” ballerine, mi sono emozionato, ho spiccicato due parole raffazzonate sul momento e... nemmeno ricordo se ho detto veramente qualcosa che assomigliasse a un ringraziamento. Lo dico adesso: grazie amiche e amici di Just Dance; questo è stato il regalo piu’ bello che potevo aspettarmi al mio ritorno in Italia, per me e per i bambini, adolescenti e ragazzi con i quali posso svolgere vari progetti sociali grazie all’aiuto degli amici italiani.
Vedervi recitare, cantare e danzare con una allegria e leggerezza fisica e spirituale inusuale, mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Bello ricordare mia figlia Manuela allieva di danza di quella “pazzerella” dell’Enrica che ho l’onore di avere come amica da molti anni, ricordare le volte che imprudentemente ho preso l’impegno di filmare tante esibizioni di danza, di accettare di presentare all’ultimo momento. una performance natalizia, di scrivere addirittura un testo per un musical con le canzoni di Bennato (una vera insana follia!). E tutto questo perchè ho sempre creduto nella creatività positiva di Enrica e dei tanti collaboratori di cui ha sempre saputo circondarsi.
Quando poco piu´di un anno fa mi ha detto che avrebbe montato un nuovo musical per raccogliere fondi per il mio progetto “Escrilendo” non ho avuto dubbi sul successo dell’iniziativa. E quando ieri ho avuto il privilegio di assistere allo spettacolo ho respirato un’aria sana, fine, con il sapore e il profumo della “solidarietà”. Ho ammirato la bellezza della “fisicità” e “l’insostenibile leggerezza dell’essere” che traspirava dalle vostre anime.
Grazie, Enrica; grazie amiche e amici di Just Dance. Grazie a nome mio e a nome dei miei bambini del progetto Escrilendo.







COM QUESTE MIE MANI/IL NATALE DI LEONILDA di Luís Zadra

sexta-feira, 11 de dezembro de 2015
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Verso mezzogiorno arrivo al Grilo dopo essermi arrampicato col mio fuoristrada sulla pericolosa rampa di acesso alla comunità. Nel frattempo Paquinha (Leonilda) sta salendo dal campo sottostante con la testa quasi nascosta sotto un cappello nero, caricando in spalla un sacco di fagioli appena raccolti. Traspira felicità per l´abbondanze raccolto nel campo situato sotto lo sperone di roccia dove si trova la comunità: fagioli mulatinho, fagioli neri, granoturco, zucche, e le fave che sono ancora in fiore. Ci tiene a mostrarmi il suo piccolo tesoro, non così piccolo, quasi due ettari piantati e coltivati a mano. Avvertendo il suo grande desiderio di mostrarmi la piantagione non riesco a dire no ed eccoci scendendo il sentiero ripido scavato nel granito.
Dall´alto si ha una bella visione panoramica della terra coltivata, terra che prossimamente i quilombolas potranno occupare definitivamente, frutto di volontà e resistenza. Al Grilo abitano piu’ di 70 famiglie di neri.
Sono quasi 150 ettari, molto accidentati, con speroni di roccia e molti avvallamenti, ma di terra buona. Su questa terra gli antenati hanno raccolto molta amarezza per la schiavitù che li opprimeva. La ricerca antropologica realizzata dall’ INCRA (Istituto della riforma agraria) è stata approvata da Brasilia che hà riconosciuto il territorio circostante il Grilo come territorio quilombola. Qui si è perpetuata la storia, la vita e la cultura di questa gente. È già stata stanziata dal governo la somma per indenizzare i proprietari.
Tutto questo è merito di Leonilda, che con altri membri della comunità ha affrontato l´arroganza dei proprietari che non riconoscono il diritto dei neri e la critica di molta gente della cittadina (Riachão de Bacamarte) che si vede chiaramente lì in basso.
Leonilda (Paquinha per la comunità) respira a fondo l´aria che profuma di granoturco fresco e fagioli verdi. La piantagione è bella ed abbondante e per fine settimana sta organizando un mutirão (lavoro comunitàrio) per la raccolta dei fagioli. “Se fosse piovuto ancora un pò, il granoturco sarebbe molto migliore, ma va bene così, molto bene così”.


Gli occhi di Leonilda luccicano ed um bel pò di amarezze e risentimenti sono amenizzati perchè il raccolto è sicuro. Sono stati fatti quattro tentativi di semina finchè l´ultima è stata benedetta dalla pioggia piu’ o meno regolare. Il nordestino è tenace, non desiste. Pianta ripianta, pianta nuovamente e quando non c’è piu’ verso appella alla volontà di Dio.” Dio non ha voluto”. (Questo è il quarto anno di siccità nel nordest del Brasile).
Paquinha fin da piccola insieme alla famiglia ha conosciuto il manico della zappa come unica maniera di sopravvivere e sempre ricorda come il papà sia morto di sfinimento per aver cercato in tutti i modi di allevare la numerosa famiglia. Aveva pure aquistato um fazzoletto di terra dove abita attualmente una parte della comunità, un fazzoletto proprio.
Leonila è uma donna minuta, resistente alle molte sofferenze, alle dure difficoltà che la vita le ha offerto: marito e figlio dipendenti dall’alcool, incomprensioni di persone della comunità. È estremamente generosa e dedicata alla comunità. Com le sue mani ha lavorato molta terra, ha cresciuto 4 figli, ha costruito case, cisterne (fa anche il muratore), ha organizzato la comunità per fare la ripida strada di acesso al quilombo.
Questa donna dalle mani callose e pelle nera, scolpita dal sole e dal tempo spesso inclemente, non ha perso la capacità di sorridere, di piangere, di sentirsi fragile, e non si arrende facilmente di fronte alle difficoltà della vita. Sta sognando con la terra che prossimamente sarà della comunità.
Dall´alto mi indica il posto dove c´era una sorgente ora sotterrata che poi pulirà per piantarvi attorno verdura “mi piace lavorare la terra, piantare, raccogliere per me e per gli altri”. La testa ed il cuore di Leonilda sono ben radicati nel suo quilombo e non ha nessuna intenzione di andarsene. Mai in passato avrebbe potuto immaginare che un giorno avrebbe potuto mettere i piedi e calpestare in libertà questa terra madre, libera e amorevole. Ha fatto un profondo cambiamento di coscienza, ha decodificato gli emigmi della vita anche grazie a quanti si sono fatti compagni di strada. Siamo ripartiti caricando pannocchie di granoturco, fagioli verdi ed una zucca regalatami co molto affetto. Lo sguardo si diletta sulla piantagione incastonata fra dossi e speroni di roccia. Terra buona che da di tutto ma che esige tenacia e pazienza. E tutto questo non manca a Leonilda che è sempre in attività, che alle volte è sfiorata dall´amarezza ma che non ha perso il briglio degli occhi.


Mi piace questa gente che è attaccata alla sua terra, dove gli antenati sono vissuti schiavizzati dai padroni che esigevano il pagamento dell´affitto anche se non raccoglievano nulla e con la condizione che a fine raccolto fosse lasciata la paglia per il bestiame della fazenda. Forse questa volta sarà l´ultima, di una storia dura. Pochi credevano che ci potesse essere un finale felice: la gente di qui ha sempre dovuto ingoiare in silenzio offese, disprezzo e sottomissione. Come la terra di Bonfim (il primo e per ora unico quilombo dei 39 che seguiamo che ha ottenuto la terra), anche questa potrà avere nuova vita, coperta di piantagioni, orti e piante da frutto, dove un popolo libero potrà piantare in libertà e raccogliere il frutto del suo sudore, senza nulla dovere ad un padrone.
Buon Natale Leonilda, a te ed a noi perchè crediamo che tutto questo è Natale, e che vale la pena impegnarsi affinchè la vita sia piu’ buona e dolce per tutti!

Gigetto/Luis-Francimar, Joice e Daniel/Alberto

PS Da anni siamo coinvolti (il sottoscritto, Francimar ed Alberto) nelle vicende di questa comunità quilombola.

Una mostra per ricordare il giorno della Coscienza nera

quinta-feira, 19 de novembro de 2015
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È aperta al pubblico la mostra "VECCHI TRONCHI – RAMI NUOVI, l’ereditá intergenerazionale nei quilombos". - Estação Cabo Branco, João Pessoa.



Per vedere tutte le fotografie cliccare sull'immagine
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VECCHI TRONCHI – RAMI NUOVI, l’ereditá intergenerazionale nei quilombos: una nuova mostra di Alberto Banal

sábado, 7 de novembro de 2015
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Trentanove sono le Comunità quilombolas nello stato della Paraíba ad oggi conosciute e catalogate, trentasette sono quelle in possesso del certificato di Autoriconoscimento emesso dalla Fondazione culturale Palmares.
La Stazione Capo Branco – Scienza Cultura & Arti ha già offerto l’opportunità di mostrare in altre esposizioni la realtà di queste comunità in passato, ma in parte ancora oggi, dimenticate e escluse dal potere pubblico e dalla società in generale.
Lo scopo di questa nuova esposizione è di mostrare due facce speculari del popolo quilombola, quella degli anziani, detentori delle radici della tradizione, e quella dei bambini, che rappresentano il grande potenziale per il futuro. Mentre gli anziani custodiscono i valori dell’ancestralità e garantiscono la continuità della tradizione, i bambini constituiscono una generazione chiave e strategica per il futuro, la quale puo’ essere l’inizio di una nuova epoca ma anche l’ultima tappa della dissoluzione di molte comunità. Una generazione che sta vivendo e, molte volte subendo, l’avvento dela modernità in tutti i suoi aspetti, sociologici, tecnologici, antropologici, mentre la trasmissione della cultura tradizionale sembra perdersi in una dimenticanza preoccupante.
È fin troppo chiaro che la sopravvivenza delle comunità quilombolas è strettamente legata al riconoscimento e alla riconquista del loro territorio e, sotto questo aspetto, la latitanza degli Organi pubblici competenti é colpevolmente preoccupante. Nello stesso tempo queste comunità non potranno avere un futuro senza la preservazione e la rivitalizzazione della loro identità culturale.
La maggioranza dei bambini che appaiono nelle fotografie fa parte del progetto ESCRILENDO, che attraverso la promozione del piacere del leggere e dello scrivere, si propone di riscattare e rinforzare l’identità culturale nelle comunità quilombolas di Matão, Marias e Pedra d’Água.
Il progetto ESCRILENDO è una iniziativa dell’Associazione di Appoggio alle Comunità Afrodediscendenti della Paraíba (AACADE) in collaborazione con CASAS DE LEITURA, CASA DOS SONHOS e gli amici italiani dell’Associazione UNITI PER LA VITA e del gruppo JUST DANCE.

Nonno Domingos con le sue nipotine - Quilombo Os Rufinos (Paraíba, Brasile)

Progetto Escrilendo 2009-2014

domingo, 4 de outubro de 2015
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Escrilendo è un progetto sviluppato da Casas de leitura in collaborazione con Casa dos sonhos. L'obiettivo è di promuovere l'amore per la lettura in bambini e adolescenti svantaggiati che non hanno la possibilità di frequentare una scuola in grado di dare una formazione di base adeguata. Il progetto opera nella comunità di Santo Amaro (periferia della grande Joao Pessoa) e nei quilombos di Matão, Matias e Pedra d'Agua.
In questo video una retrospettiva sull'evoluzione del progetto dalle sue origini alla fine del 2014.

Cliccare nell'immagine per assistere al video.

C'è posta per... i bambini della scuola dell'infanzia Sacra Famiglia

terça-feira, 8 de setembro de 2015
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Come ho già scritto in um precedente post (http://altrobrasile.blogspot.com.br/search/label/Gemellaggio) le iniziative per il gemellaggio tra la Scuola dell’Infanzia Sacra Famiglia di Arese e il Progetto Escrilendo Quilombola in Brasile proseguono a ritmo battente. In attesa del grande giorno del centenario, i bambini quilombolas hanno voluto ricambiare l’invio di disegni che i bambini aresini avevano fatto precedentemente. Così ancora una volta mi sono trasformato in postino e nei prossimi giorni consegnerò i disegni ai bambini della Scuola dell’Infanzia Sacra Famiglia. As crianças do Projeto Escrilendo enviam um grande abraço para todos!





Progetto Escrilendo Quilombola di Pedra d'Água






Progetto Escrilendo Quilombola di Matão

Un Altro Brasile in famiglia

segunda-feira, 20 de julho de 2015
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In questo post parlerò di un Altro Brasile, di un Altro Brasile che ha visto come protagonisti mia figlia Manuela, i miei nipotini Gregorio (otto anni), Dharma (sei), Maya (tre) e mia nipote Silvia (15). Venuti a fare tre settimane di vacanze si sono goduti il mare, il clima e l’ospitalità brasiliana. Ma questa volta c’è stato un momento veramente speciale: per la prima volta li ho portati a visitare le comunità quilombolas nelle quali svolgo i miei progetti di volontariato.
Al mattino di domenica 12 luglio, ci mettiamo in viaggio e, dopo un’ora e mezzo, arriviamo alla prima meta: il quilombo di Pedra d’Àgua. Già arrivarci è un’esperienza visto che l’ultima parte della strada è uno sterrato in forte discesa che, quando piove (e oggi sta piovendo), si trasforma in uno strato di fango scivoloso come il sapone. Complimenti a mia figlia che, essendo al volante del mio Pajero, ha dovuto provare l’emozione non proprio gradita di guidare in queste condizioni. Un’occhiata veloce alla lezione di capoeira del maestro Abimael e poi eccoci al momento clou: l’incontro con i bambini del Progetto Escrilendo e con le loro assistenti Rosymare, Josefa e Maria José. Ci siamo presentati a vicenda e abbiamo passato un paio d’ora disegnando, giocando, cantando e facendo una scorpacciata di pipoca (popcorn). Una bella foto ricordo e poi via perchè ci stanno aspettando al quilombo Matão per il il pranzo.

Pedra d'Àgua (cliccare sull'immagine per vedere le foto)

La comunità del Matão può essere definita la repubblica dei bambini; ti sbucano da tutti gli angoli e sembrano tutti iperattivi tanta è la frenesia e l’agitazione che regna in ogni canto e in ogni momento. In questo clima di festa subito si immergono i miei nipotini, ognuno con le sue caratteristiche. Dharma gioca con i più piccoli come fossero le sue bambole, Gregorio viene prelevato dai suoi coetanei maschi e trascinato verso un impossibile campo di calcio. E Maya? Tutto il pomeriggio mano nella mano con la sua nuova amichetta del cuore Mayara. Un nome un destino. Separale al momento della partenza è stata un’impresa.
Il pranzo è stato tipicamente nordestino: arroz com feijoada e farofa e galinha de capoeira (riso con fagiolata, farina di mandioca e gallina ruspante). Semplicemente squisito, e nessuno si è tirato indietro.
Un grande ringraziamento va alle assistenti di Escrilendo, Rosângela, Renata e Andreza: la loro pazienza nel tenere a bada i bambini del progetto e i tanti altri che si sono aggregati va ben al di là del normale.

Matão (cliccare sull'immagine per vedere le foto)

Una parte speciale è toccata a Silvia. Bionda come una Barbie è stata al centro delle attenzioni delle coetanee e, ovviamente dei ragazzi. Al punto che il weekend successivo è ritornata a grande richiesta al Matão in compagnia di Joice (mia nipote brasiliana). Mai tante foto, tanti abbracci e baci (da dire che l’espansività brasiliana è ben altra cosa dalla nostra “frigidità” euronordica).

Silvia e Joice al Matão (cliccare sull'immagine per vedere le foto)

Tornati a casa ognuno aveva i suoi commenti da fare. Riporto quello di Dharma che, con un linguaggio semplice ma incisivo, penso abbia colto nel segno: “io so che vovô (nonno) Alberto ci ama, ma lui ama anche i poveri”.
C’è bisogno di dire altro?

Alcuni giorni altra esperienza interessante: siamo passati al quilombo di Paratibe per consegnare una fornitura di derrate alimentari: granoturco e inhame.

Quilombo Paratibe (cliccare sull'immagine per vedere le foto)

Per chiudere è doveroso ricordare che il Progetto Escrilendo che coinvolge piì di 80 bambini nelle comunità di Matias, Matão e Pedra d'Àgua può continuare grazie all'aiuto generoso e concreto degli amici di UNITI PER LA VITA di Arese.

Gemellaggio storico e intercontinentale tra la Scuola dell'infanzia Sacra Famiglia (Italia) e il progetto Escrilendo quilombola (Brasile)

quarta-feira, 20 de maio de 2015
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Gemellaggio storico perché fatto in occasione dei cent'anni di attività della scuola materna di Arese e intercontinentale perché fatto con il progetto Escrilendo quilombola in Brasile.
Cosa sia la scuola dell'infanzia Sacra Famiglia ad Arese tutti lo sanno e quanto importante sia stata e sia tuttora la sua funzione per la città non occorre dirlo: una presenza viva e costante che ha coinvolto e continua a coinvolgere centinaia di famiglie.
Che cosa sia Escrilendo quilombola lo racconto in poche parole. Da alcuni anni passo la gran parte del mio tempo nel nord Est brasiliano, stato della Paraíba, e con l'associazione di cui faccio parte (AACADE) porto avanti vari progetti in favore di 39 comunità afrodiscendenti, sparse per tutto il territorio dello stato. Queste comunitá si chiamano "quilombo" e rappresentano le ultime testimonianze di comunità sorte con la fuga degli schiavi dai latifondi durante i tre secoli e mezzo in cui in Brasile la mano d'opera era formata da africani ridotti in schiavitù. Ma sono numerosi anche i quilombos sorti dopo l'abolizione della schiavitù (1888) quando gli schiavi furono espulsi dai latifondi senza alcuna forma di indenizzazione. La nostra associazione aiuta queste comunità a reinserirsi nel tessuto sociale dal quale per decenni sono state escluse soprattutto per motivi razziali. Tra i vari progetti che io ho messo in piedi in prima persona c'è Escrilendo quilombola, un progetto che vuole instillare nei bambini di queste comunitá l'amore per la lettura e la scrittura attraverso un intenso lavoro di sostegno extrascolastico. Le ragazze che operano nel progetto sono state scelte nelle rispettive comunità di apparteneza, lo fanno a livello volontario e noi diamo un piccolo contributo per aiutarle a proseguire negli studi superiori e accedere all'università. In questo momento 4 su sette stanno frequentando l'universitá e in questo modo contiamo di formare i nuovi leader delle comunità. Attualmente il progetto coinvolge una settantina di bambini delle comunità del Matão, Pedra d'Água e Matias.

Ma come é sorta l'idea di questo gemellaggio? Tutto si è svolto nel piu' semplice e lineare dei modi. Mentre mi trovavo in Italia ebbi un incontro con il presidente del consiglio della scuola, Andrea Villa, che volle sapere se c'era la possibilità di vivere un'esperuenza di solidarietà tra la scuola materna e il progetto che stavo portando avanti con in bambini in Brasile. Confrontammo le nostre idee e quasi per incanto la cosa cominciò a camminare. La direttrice della scuola e le insegnati sposarono a loro volta l'idea ed eccoci qui in piena attività perchè tutto possa procedere nel migliore dei modi.
Il 29 aprile fu realizzata una festa "italo-brasiliana" con i bambini della scuola materna alla quale ebbi l'onore e il piacere di partecipare. Alla fine mi fu consegnata una grande busta con i disegni che gli alunni avevano realizzato nei giorni precedenti per inviare ai bimbi brasiliani. Cosa che ho fatto in questi giorni raccontando chi era che inviava i disegni e le motivazioni.






Nelle foto a seguire potrete vedere vari momenti della "consegna" della posta. Momenti belli ed emozionanti. E state pure sicuri che, quando fra alcuni mesi tornerò in Italia, porterò con me una valigia intera di posta per i bambini italiani. Credo sia proprio il caso di dire che il nostro è un gemellaggio storico e intercontinentale.

Progetto Escrilendo Quilombola di Matão





 Progetto Escrilendo quilombola di Pedra d'Água


 Progetto Escrilendo quilombola di Matias

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