IL CAMMINO DELLE PIETRE di Gigetto Zadra

quarta-feira, 29 de janeiro de 2014
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In Serra Rajada, ai piedi della salita che porta al Grilo, incontro Paquinha (Leonilda) e Loia (Elias): ambedue coinvolti nella costruzione delle cisterne previste dal programma governativo. Paquinha sta setacciando la sabbia per il ritocco finale di una cisterna, il fedele coltello alla cintura, cappello in testa e un sorriso aperto. La vita non é stata facile per lei, l’ha costretta ad affrontare una dura lotta quotidiana per la sopravvivenza, costringendola a tirar su la famiglia praticamente da sola; ma, sotto un corpo magrolino, si nasconde un grande cuore di donna tenace e coraggiosa. Paquinha ha tre figli maschi e una femmina, Massilene, l’ultima della nidiata, amata da tutti per la sua dolcezza e bellezza rotonda.
Oggi il nostro incontro ha qualcosa di speciale: Paquinha e Loia non riescono a nascondere l’allegria mentre raccontano la novità. Finalmente sono riusciti ad aprire una strada che porta fino alla comunità attraverso i pietroni che ricoprono la collina rocciosa dove il quilombo del Grilo sta aggrappato da molti anni, da quando gli antenati di questo popolo tenace e coraggioso hanno deciso di stabilircisi. I due fratelli mi mostrano il percorso e mi invitano a salire con la macchina per la rampa ripida ma ben tracciata. Mai avrei pensato che si potesse aprire una strada su quel costone, ed ora stiamo salendo zigzagando tra le pietre mentre Paquinha racconta con soddisfazione come sono riusciti nell'impresa.
Era un sogno antico, accarezzato fin da quando Grilo aveva cominciato a ricevere visite, da quando la comunità aveva cominciato a organizzarsi sotto la guida di Paquinha. Ed eccoci in cima al colle, la strada ancora non totalmente conclusa ma che si spalanca davanti a noi quasi volesse far passare la felicità di Paquinha: “Desideravo proprio che fosse la tua macchina a salire per prima su questa montagna perché ci sei stato vicino e di grande aiuto nel nostro cammino”.
Con grande insistenza Paquinha é riuscita ad avere dal sindaco la ruspa comunale che in quattro giorni di lavoro sotto la sua direzione e con l’intervento fattivo della comunità, ha aperto il cammino tra le pietre. Adesso la nuova strada, come un grande serpente sinuoso, si insinua tra gli ostacoli permettendo di arrivare fino al centro comunitario.
Questo fatto ha un enorme significato e una grande densità umana come gridasse al mondo “noi esistiamo, vogliamo rispetto, vogliamo il nostro pezzo di terra, siamo qui”. E dalla cima del colle/piccola montagna del Grilo la soddisfazione si espande per le valli circostanti, e lo sguardo abbraccia la terra che quanto prima sarà loro, quella terra che hanno da sempre coltivato per vivere, e che mai fu loro riconosciuta. Stanno già programmando giorni di lavoro comunitario per completare l’opera e tutti vogliono partecipare: il Grilo, in questi anni, è uscito dall’isolamento. Sembrava destinato a rimanere eternamente dimenticato, nascosto. È come se avessero aperto un cammino in mezzo al mondo, proprio loro i quilombolas.
Nonostante molti non abbiano mai creduto in questa comunità, a dispetto delle autorità che hanno sempre ignorato questo pezzettino di Brasile, c’è gente che non è più disposta a rinunciare ai suoi diritti perché ha imparato la strada... in mezzo a molte pietre.
Questo fatto é come la parabola delle molte lotte affrontate dal popolo negro per affermare la sua esistenza e dignità. Molti sassi, molte frustate fisiche e morali, molto disprezzo: “nessuno dà valore ai poveri” afferma Loia, ma i poveri, seppur lentamente, si rafforzano e si affermano con la loro capacità di lottare perché il loro nome è resistenza.
In mezzo ai rilievi dell’Agreste Paraibano si erge questo piccolo/enorme monumento di umanità che permette di vedere in lontananza Campina Grande, Ingá, Serra Redonda, Riachão de Bacamarte e molte altre abitazioni aggrappate ai pendii. E il brillare degli occhi di Paquinha domina con fierezza e dolcezza i dintorni. Una donna, una dele tenaci donne paraibane che nei molti bastioni di queste terra contribuiscono ad alimentare il miracolo della vita.









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