COSTA D'ORO: MINIERA DI SCHIAVI

segunda-feira, 2 de maio de 2011
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Un viaggio in Ghana non capita tutti i giorni ma, se hai motivazioni forti, l’esperienza ne vale la pena. Da alcuni anni collaboro con AACADE, una associazione che lavora con le Comunità quilombola afrodiscendenti della Paraíba; cosí, nel corso di alcune ricerche sull’origine della schiavitù in Brasile, mi sono imbattuto nella storia unica del Ghana. Immediatamente mi misi in testa che quella avrebbe dovuto essere la meta del mio prossimo viaggio. Per una felice, quanto inaspettata, coincidenza, questo accadde nel mese di agosto 2010. Con alguni amici ho avuto la possibilità di visitare buona parte del paese, tentanto di comprendere la realtà di oggi, ma, soprattutto, ciò che materialmente e socialmente è rimasto del lungo periodo delle relazioni con gli europei grazie al commercio di oro e di schiavi. Così, i giorni dedicati alla visita di 13 tra castelli e forti lungo la costa, si sono trasformati in un pellegrinaggio attraverso luoghi che furono molto attivi nell’aberrante traffico transatlantico di schiavi: testimoni eloquenti di quella lucida follia che ha spinto le nazioni europee a sacrificare milioni di africani sull’altare dello sviluppo capitalista dell’epoca moderna. Ritornato in Brasile, mi sono sentito in obbligo di approfondire le tematiche legate al traffico degli schiavi, ma anche il lascito socioculturale che caratterizza le comunità di afrodiscendenti. La mostra “La costa d’oro: miniera di schiavi” è il frutto di questo lavoro e vuole essere un omaggio alle Comunità quilombola della Paraíba con le quali sono coinvolto. La mostra rimarrà aperta dal 2 al 30 di aprile nel prestigioso centro esposizioni “Estação Cabo Branco – Ciência Cultura & Artes” di João Pessoa, che fu costruito nel 2008 su progetto del grande architetto Oscar Niemayer.




























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