Autostima

quinta-feira, 29 de junho de 2017
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Uno dei tanti paradossi del Brasile è che, pur essendo un paese con popolazione in maggioranza di discendenza africana, la matrice “nera” è praticamente invisibile, nel senso che i modelli “culturali” imposti da una minoritaria ma potente elite bianca sono totalmente autoreferenziali.
Non c'è quindi da stupirsi se tutto gira intorno alla supremazia della “razza” bianca (minoritaria) a discapito di modelli alternativi tipici della maggioranza della popolazione.
Tanto per fare un esempio molto facile da comprendere, basta vedere una piccola rassegna delle top model brasiliane per scoprire che sono tutte bianche che più bianche non si può.


Come meravigliarsi quindi se le ragazze brasiliane in generale tendano ad identificarsi in questo tipo di bellezza? Cosa peraltro problematica per le ragazze nere che, al di là del colore della pelle, si ritrovano con capelli ricci e crespi. E allora ecco trattamenti impossibili per stirare i capelli, usando quintali di prodotti chimici, per raggiungere un risultato che difficilmente risulta durevole; alla prima pioggia tutto torna come prima. Facilmente immaginabili gli effetti negativi sull’autostima, già di per se stessa bassa.
Chiaramente questo è solo uno degli aspetti del razzismo che contraddistingue la società brasiliana, non per questo meno importante per le conseguenze sulla psiche femminile.
Nella Casa dos sonhos, istituzione con la quale collaboro, ospitiamo ogni giorno circa 120 bambini e adolescenti appartenenti a una comunità estremamente carente e povera. La maggioranza di loro è ovviamente nera e soffre di tutti i problemi tipici di chi vive sulla propria pelle le conseguenze di una società razzista. Da anni, con le ragazze, cerchiamo di sviluppare la loro autostima non solo a parole, ma anche aiutandole a riscoprire e apprezzare modelli di bellezza “nera”.


La conferma che il cammino che abbiamo intrapreso è promettente l’abbiamo avuta durante la classica festa di São João il 24 giugno scorso: vedere per credere!





Mani di donna: le mani di Leonilda

terça-feira, 27 de junho de 2017
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Queste sono le mani di Leonilda, una quilombola del Grilo. Paquihna come é chiamata dalla comunitá, ha poco piu di 50 anni, lavora la terra, fa il muratore e dirige la comunità del Grilo. Questa donna è sempre una sorpresa: statura bassa, aparentemente fragile ma con una grinta eccezzionale. La sofferenza l´ha sempre accompagnata. Spesso l´abbiamo trovata avvilita per problemi di famiglia e di comunità: ma la durezza della vita non le ha mai tolto la voglia di ricominciare, di andare avanti. Con un sorriso sempre contagiante ti accoglie, ti guarda negli occhi. Osservo le sue mani callose, ruvide ma intense nella stretta.


“Paquihna, con queste tue mani, ancora bambina hai lavorato la terra: mani callose, rovinate e lavorate dal tempo, scolorite, quasi color terra. Mani sempre aperte, accoglienti Com queste mani hai accarezzato, vezzeggiato, accudito con amore quatro figli. Hai strappato dalla terra spesso arida ed ingrata, terra altrui, non pochi frutti di un lavoro estenuante. Con queste tue mani hai asciugato non poche lacrime che ti hanno spesso accompagnato. Mani operose, instancabili e generose nel costruire cisterne e case, le casette colorite aggrappate al granito della sommità del Grilo. Queste tue mani spesso si aprono per condividere i frutti del tuo lavoro e molti abbracci. Sono un libro aperto che potrebbe raccontare infinite storie, nascoste nelle molte pieghe. Sono belle così, perché sono vere".
Luís Zadra

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