Ho pianto di gioia (Chorei de alegria)

sexta-feira, 20 de novembro de 2009
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Il 20 novembre 2009, Geraldo, presidente dell' Associazione della comunità quilombola di Senhor do Bonfim, ha partecipato ad un grande raduno in Salvador (Bahia) dove il presidente del Brasile Lula, ha consegnato a 20 comunità i documenti di riconoscimento del diritto alla terra, tra queste anche Bonfim. Di seguito la riflessione di Luís che, insieme a Francimar, è stato fin dall'inizio a fianco della comunità nella sua lotta per la terra. 

Sto viaggiando a bordo del mio camioncino verso Bomfim quando ricevo la notizia che finalmente la terra del fazendero sarà espropriata dal governo e riconsegnata alla piccola comunità di afrodisendenti. Sarà lo stesso presidente Lula che consegnerà il documento di proprietà ad un rappresentante della comunità durante una cerimonia che si terrà a Salvador (Bahia) ed in cui altre 19 comunità quilombola di tutto il Brasile riceveranno il medesimo riconoscimento. Non è a caso che la data scelta sia il 20 di novembre, giorno in cui si ricorda la morte dell’eroe nero Zumbí, simbolo della lotta contro la discriminazione razziale. Anche i membri della comunità di Bomfim sono stati protagonisti in questi anni di una dura e lunga resistenza contro le minacce e i soprusi del fazendero che voleva espellerli da una terra che era stata coltivata con il sangue e il sudore dei loro antenati schiavi e, negli ultimi decenni, da loro stessi attraverso una forma subdola e feroce di lavoro disumano. Dopo anni di lotta e sofferenza, la comunità sarà finalmente padrona del suo pezzo di terra: 120 ettari che permetteranno ad una ventina di famiglie di vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro. Quando arrivo alla comunità trovo la gente impegnata nella costruzione della casa della farina, supportata da due giovani studenti di architettura di Torino che, insieme a noi, stanno realizzando un progetto di costruzione sostenibile. Ho al mio fianco Francimar, con la quale ho condiviso gioie e dolori nel lungo e arduo cammino della solidarietà; ma nel momento di comunicare la bella notizia mi prende un nodo alla gola e vengo sopraffatto dall’emozione. E d’altra parte non può essere diversamente, visto che con loro e al loro fianco abbiamo percorso il lungo cammino che ci ha portati alla vittoria di oggi. È gente che fino ad ieri non poteva nemmeno costruirsi una piccola casa di terra, che per anni e anni non ha mai potuto pensare in proprio, lavorare la terra, progettare un futuro; gente a cui era stato quasi cancellato dalla coscienza il senso della dignità e del diritto. Oggi vediamo il frutto di anni dedicati alla costruzione di coscienze e di persone. E così, seppur tra le lacrime, è bello vedere la felicità straripante all’annuncio dell’esproprio della terra. Adesso possono dire: tutto questo è nostro, sarà la nostra fonte di vita. Quasi increduli guardano dall’altra parte della vallata dove sorge il vecchio edificio della fazenda, ieri simbolo di oppressione e di nalversazione, oggi di gioia e di speranza. All’imbrunire si fa festa e fanno eco nella vicinanza i mortaretti, proprio nella stessa ora in cui anni addietro i capangas/pistoleiros sparavano schioppettate, tutti i giorni, per ricordare alla gente impaurita che su quella terra vigeva la legge del padrone e che non c´era posto per loro. Sono molte le comunità nere come il Bonfim, in lista di attesa per celebrare questo giorno. Il cammino è lungo perchè trova davanti una giustizia spesso corrotta e di parte ed una cultura dominante che si inchina alla divinità assassina della proprietà privata a qualunque costo. Quando un bene necessario per vivere manca ai poveri e questo bene è nelle mani di chi non ne ha bisogno, questo bene è uma rapina. Si chiamava “engenho” Bomfim questa fazenda, ossia il luogo del lavoro schiavo, ma ora lo hanno ribatezzata e dedicata al Senhor do Bonfim, il Dio che aiuta i poveri a raggiungere un buon fine. Non possiamo perdere la tenerezza di fronte al dolore altrui, non possiamo non ascoltare il grido spesso silenzioso dei senza destino, non possiamo restare inermi, assenti. Ci devono toccare nell´anima i drammi ed il destino dei diseredati del mondo che cercano tenacemente e spesso tragicamente di trovare um posto fra noi. È tragica la situazione del popolo dei barconi dei clandestini che arrivano in Italia. Non possiamo lasciare ai governi insensibili e corrotti il destino di questa gente, sangue del nostro sangue. Il loro destino dipende da noi. Veder spuntare sul volto spento di molte persone un sorriso di speranza per una mano che si stende e si apre è qualcosa che non ha prezzo. Ecco un buon Natale vero, un Bom Fim, che permette la speranza e la vita. Un buon Natale e un bom Fim di anno a tutti. Alla comunitá di Denno propongo di collaborare concretamente per aiutare la comunitá del Bonfim. Stiamo costruendo la casa della farina di mandioca e servono fondi per portare a termine la costruzione. Un grazie a quanti ci aiuteranno.
Aff.mo Gigetto

PS. Un caro saluto anche da Alberto, sempre al nostro fianco nella battaglia per la dignità delle persone. 

Proiezione del video della cerimonia del 20 novembre a Salvador-Bahia 
Luís, Francimar, Geraldo e Zezinho con il documento ricevuto a Salvador 

La consegna del documento alla comunitá 

Vista di una parte della terra che rientrerá in possesso della comunitá 
I membri della comunitá di fronte all'entrata della Casa granda (fazenda) 

Ció che resta dei macchinari dell'engenho per la produzione della cachaça 

 Un momento della festa - Feijoada para todos

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