Missione di Vila dos Cabanos

sábado, 10 de dezembro de 2005
Arrivare a Belém in aereo è un’esperienza irripetibile. Già durante la manovra di avvicinamento ti si parano davanti le grandi foreste pluviali solcate dai numerosi affluenti che si riversano nel Rio delle Amazzoni proprio a ridosso del suo sbocco al mare. E’ solo il primo approccio all’immensità di tutto quello che, una volta sbarcato, incontrerai. E’ la natura, con tutta la sua grandezza, la vera protagonista di questi luoghi anche se è sempre più violento e massiccio il tentativo dell’uomo di distruggerla. Fino a quando potrà impunemente continuare questo sconsiderato massacro, è la domanda che mi perseguita mentre sto per iniziare questo viaggio di testimonianza sulle attività delle Suore Missionarie di Marie.

Lasciato l’aeroporto, prendo uno scricchiolante battello che, risalendo il Rio delle Amazzoni, mi porterá a Vila dos Cabanos. Risalgo il grande fiume ammirando la parte vecchia della città dominata dalla bella cattedrale in stile neoclassico, progettata dall’architetto bolognese Antonio Landi, nella seconda metà del XVIII secolo, mentre la parte nuova è caratterizzata dalla solita selva di grattacieli, tipico segno dello sviluppo caotico e a doppia velocità di tutto il Brasile.


Ricchezza incredibile e sfacciata, a fianco e in stridente contrasto con le realtà più povere e senza futuro del sottosviluppo. Sentimenti contrastanti invadono l’anima mentre cerco di gustare con precauzione i sapori forti di questo primo impatto.

Dopo un'ora di barca ed un'altra a bordo di uno scassatissimo pullman, eccomi alla missione di Vila dos Cabanos, dove oggi lavorano Luciana, Graça, Maria de Oliveira e Neusarina. Come siano state le origini della comunità me lo racconra Maria Grazia Ceriani, una delle veterane della missione in Amazzonia. “Nel ’72 è stata aperta la comunità in Barcamena città con Plama, Rita e Adua. Nel ’78 è cominciato il primo grande progetto di industrializzazione in conseguenza del quale furono espropriate più di mille famiglie in cambio di un misero indennizzo. Non avendo alcuna esperienza di fabbrica, solo pochissime persone furono assunte come manovali mentre tutti gli altri si sono ritrovati senza lavoro e senza la terra che rappresentava l’unica fonte di sussistenza. E’ per dare aiuto a questa massa di famiglie espropriate che le suore missionarie decisero di trasferirsi nel bairro di Baixarena, oggi Vila dos Cabanos. L’industrializzazione è avvenuta in dispregio di tutte le regole ambientali e, dopo le due prime grandi fabbriche per la trasformazione dell’alluminio, l’Albras e l’Alunorte, molte altre se ne sono aggiunte senza adeguate misure contro l’inquinamento”. “In un anno ci sono stati quattro incidenti gravi, ma tutti hanno fatto finta di niente, come nulla fosse accaduto”.

Dal racconto di Neusarina emerge il quadro drammatico di quest’area: “oltre ai numerosi problemi ecologici, fumo, acqua e aria, mancanza di un acquedotto e delle fognature, è preoccupante la situazione sociale. La comunità è totalmente disgregata, disorganizzata, senza identità, e le autorità locali non fanno niente per migliorare la situazione. Alla mancanza di lavoro per la maggioranza della popolazione si aggiunge la totale precarietà e assenza di prospettive per il futuro dei giovani. Il continuo flusso migratorio dalle campagne non fa che aumentare il numero delle favelas con i conseguenti problemi di violenza, droga e prostituzione infantile. E tutto questo avviene nel totale disinteresse delle autorità dello stato e del governo federale. E’ in questo contesto che si svolge l’attività delle suore missionarie di Maria. “Operiamo nel campo sociale e pastorale – ci racconta Graça. Oltre al normale programma di catechesi, lavoriamo molto alla formazione dei volontari con i quali portiamo avanti il complesso programma della Pastorale das crianças secondo le linee nazionali dettate dalla conferenza episcopale brasiliana. Il centro della nostra azione è la parrocchia ma operiamo soprattutto nelle 15 comunità disperse nell’arco di più di 20 chilometri”. “Abbiamo anche un sogno che inseguiamo da tempo: la creazione di una scuola professionale per dare una formazione tecnica ai nostri giovani e dare loro una possibilità di inserimento nella fabbrica. Le difficoltà sono molte, a cominciare dal reperimento del terreno, ma confidiamo molto di riuscirci”

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