Ammirando le opere d'arte di uno storpio (Aleijadinho)

quarta-feira, 14 de maio de 2014
Un altro Brasile veramente, quello che ho avuto occasione di visitare la scorsa settimana in una “toccata e fuga” che sa tanto di aperitivo in attesa di una degustazione completa di quella che fu definita, con un pizzico (grande) di campanilismo artistico, la maggior espressione del barocco/rococó del Brasile e dell’America latina.
Non sta a me descrivere e decantare un fenomeno che ha certamente avuto dei connotati grandiosi e irripetibili nella storia dell’arte brasiliana e mondiale; non ne ho la capacità nè la voglia, ma credo di poter dire senza ombra di dubbio che è stata un’esperienza inusitata e totalizzante. Come dicevo si è trattato di una visita lampo avendo concentrato la mia attenzione su Ouro Preto, cittadella scrigno di una spigolosa bellezza, e sul santuario di Bom Jesus de Matosinhos in Congonhas nello stato del Minas Gerais (Brasile).
In ambo i casi ti si para davanti la figura di Antônio Francisco Lisboa, detto l’Aleijadinho (lo storpio). Figura storica vissuta tra il 1738 (circa) e il 1814, ma bem presto trasformata in mito a rappresentare il meglio e il peggio di un ufanismo (nazionalismo) brasiliano in cerca di qualcosa di veramente unico e importante, tale da potersi sentire alla pari nel contesto internazionale della creazione artistica.
Così, lasciati da parte preconcetti, stereotipi e aspettative esagerate, mi sono lasciato trasportare (se così può essere definito il penoso saliscendi su ripide stradine di ciottoli scivolosi e sbilenchi) dalla semplice voglia di godere della bellezza del tutto e del particolare.
Non si può ovviamente dimenticare il contesto geografico e storico: l’epoca della corsa all’oro che ha prodotto ricchezze improvvise e impensabili a scapito di uno sfruttamento brutale della mano d’opera schiavizzata proveniente dall’Africa e che, ancora oggi, è testimoniata dalla massiccia presenza di popolazione di colore nella regione.
Lo stesso Aleijadinho era figlio bastardo dello scultore e architetto portoghese Manuel Francisco Lisboa, che mise incinta la sua schiava africana Isabel. Quanto la condizione di mulatto abbia influito sulla traiettoria di vita e artistica di Aleijadinho non è dato sapere, ma con certezza non deve essere stato facile imporsi in un ambiente coloniale fortemente caratterizzato dalla discriminazione razziale e economica.
Ti intriga anche la storia della misteriosa malattia che nel corso degli anni avrebbe storpiato l’Aleijadinho al punto da obbligarlo a usare delle improbabili protesi per poter continuare nel suo lavoro.
Storie, legende, miti, che hanno accompagnato la mia rapida e intensa visita. Un esercizio riuscito che ha regalato sensazioni inusitate e la voglia di tornare.
Di seguito una serie di fotografie di Ouro Preto e dei dodici profeti che Aleijadinho ha scolpito per il Santuario del Bom Jesus de Matosinhos così come li ho visti attraverso le lenti della mia macchina fotografica.

Scorci di Ouro Preto (cliccare nella foto)
I 12 profeti di Aleijadinho (cliccare nella foto)

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