L'esperienza di Cristian e Francesco con i quilombolas della Paraíba - Nordest del Brasile

quinta-feira, 22 de janeiro de 2015
Cristian e Francesco sono due ragazzi italiani che hanno avuto l’opportunità di passare una decina di giorni in due comunità quilombolas della Paraíba all’inizio di gennaio del 2015. Sfruttando al meglio la loro conoscenza della breakdance e dell’hip hop sono subito entrati in sintonia con tutte le fasce etarie delle due comunità. Un’esperienza profonda e gratificante per loro e le persone con le quali hanno vissuto a stretto contatto. Nelle righe a seguire l’esperienza di Cristian. 

Siamo stati 18 giorni in Brasile. Ma ne servono molti meno per farsi catturare, per far scattare il meccanismo che fa capire le cose in maniera diversa. Quando chiesi a Francesco, in arte Telemare, se volesse venire con me in Brasile, gli ci vollero 30 secondi per rispondere con un sì secco, complice anche il fatto che aveva appena concluso un’esperienza fantastica in Palestina e che eravamo già stati ottimi compagni di viaggio. Avevamo visto qualche documentario di Alberto, letto qualcosa sui Quilombos, ma eravamo ancora lontani dal farci un’idea di cosa ci aspettasse. E un’idea non volevamo farcela, sapevamo che certe cose si capiscono solo quando si vivono. Siamo stati catapultati nella prima comunità, nel potente Matão, il giorno di capodanno, dopo una ventina di ore che eravamo atterrati a Recife. Con il poco portoghese che masticavo e il cala-portoghese di Francesco (Francesco è di San Lucido, provincia di Cosenza, mentre io di Arese, vicino a Milano) ce la siamo cavati alla grande (almeno secondo noi). In ogni caso avevamo il linguaggio della danza dalla nostra e, a quanto pare, prima a Matão e dopo a Pedra d’Água era una lingua che parlavano tutti molto bene. Cosa abbiamo fatto in Brasile? Abbiamo ballato! Sempre, tutto, con tutti! Siamo andati con l’intenzione di insegnare ai ragazzi e ragazze le basi della Breakdance, e siamo tornati con la Capoeira, la Samba, il Forró per poi capire cos’è l’energia vera. Un giorno al Matão Francesco viene da me e mi dice : “Compà ho un’idea per far stancare i piccolini, cosi almeno quando insegneremo ai più grandi nel pomeriggio, ci lasceranno tranquilli”. Pronti. Due ore di percorsi a ostacoli, acrobazie, breakdance, saltare, correre, ridere. Il risultato: uno sbadiglio verso le 8 di sera. Un piccolo traguardo in quella valle dell’energia, ma insufficiente a placare la perenne potenza del Matão. Che spettacolo! E poi i pranzi a casa delle famiglie, le donne (che donne!), gli uomini della comunità, la frutta, la casa di Luzia, le chiacchierate la sera con i nostri amici, la bellezza! A Pedra d’Água la situazione era diversa, interessante, utile a farci ragionare molto e a prenderci i nostri momenti per filosofeggiare sulla vita. Anche li abbiamo ballato molto, sempre, con un’altra atmosfera ma in ogni caso stupenda. Tutti estremamente portati per il nostro ballo complicato, per il gesto atletico e il senso del ritmo. Ci hanno colpito la disciplina durante le nostre lezioni e la loro facilità nell’apprendere. A Pedra d’Água le persone sono più riservate, ma riescono in ogni caso a dimostrarci un affetto immenso. I panorami eccezionali, le camminate verso Pinga e il Quilombo del Matias, le interviste con le timide ballerine fenomenali, i manghi freschi della signora Maria, grandissima suonatrice di Pandero, le tapioche calde, il cucinare in compagnia, i concerti degli asini durante la notte, il berambau. Difficili le “despedidas”, quella dal Matão con la complicità della notte a nascondere la tristezza e la “saudade”, e quella da Pedra d’Água, dove i visi chorantes erano baciati dal sole. Rimangono le amicizie, coltivate in un tempo brevissimo, ma di un intensità difficile da descrivere. E poi c’era Luis! Che oltre ad un’accoglienza oltre l’immaginabile e, insieme ad Alberto e Francimar, ad aver reso possibile la nostra esperienza, è stata la voce fuori campo di quest’avventura, che ci ha guidati, aiutati ad osservare e comprendere gli aspetti e i comportamenti più delicati della fantastica gente che abbiamo conosciuto. Io mi sono portato a casa molto, dal Brasile, dal Nordest, dai Quilombos e della loro gente, da Luis e Francimar, dalla musica, dalla danza e dal mio compagno di viaggio Francesco. Mi sono accorto della vera magia del Breaking e della cultura Hip Hop (o RipiRopi, come si dice in Brasile). Come riesca a affascinare e catturare l’attenzione anche dei più difficili d’affascinare e di come porti lo scambio, l’autoaffermazione quella buona, lo stare insieme, la spensieratezza e la positività con naturale semplicità. Per tutti i ballerini, i bboys e le bgirls che stanno leggendo, siate consci che abbiamo a disposizione qualcosa di estremamente potente che può essere usato e deve essere usato per fare tanto, che riesce ad arrivare li dove le parole non riescono a penetrare.
Obrigado Brasil e até a próxima!

        
Fotografie nel quilombo del Matão e nel quilombo di Pedra d’Água

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