A São Luis incontrammo Gigetto Zadra, un missionario trentino, mio compagno di infanzia, che svolgeva la sua attivitá di apostolato nei bairros piú poveri. Con lui potemmo scoprire alcuni aspetti della realtá brasiliana altrimenti invisibili per un normale turista: la miseria e la disperazione piú estreme ma anche la speranza, la gioia di vita, la voglia di riscatto che erano le caratteristiche piú salienti delle comunitá di base da lui assistite. Erano i tempi della teologia della liberazione e sembrava che all'orizzonte ci fosse veramente la possibilitá di una chiesa nuova in una societá nuova. La storia del poi ci dice che le cose andarono in modo molto diverso, ma la speranza non é ancora morta del tutto nelle molte comunitá di base rimaste attive nonostante il massiccio processo di normalizzazione avvenuto nella gerarchia brasiliana.
Nei giorni seguenti facemmo alcune escursioni lungo l'intricato sistema fluviale lungo il rio Tocantins per conoscere l'ambiente di attivitá delle suore italiane (Missionarie Saveriane di Parma) e in particolare fummo colpiti dal grande lavoro di assistenza e prevenzione che veniva svolto nel Centro medico per l'infanzia e la maternitá di Abaetetuba. La conseguenza fu che "adottammo" anche l'ospedale.
Questo in sintesi il mio primo approccio col Brasile. Fu un incontro intenso, profondo e imperniato sulla scoperta di un'umanitá sofferente ma piena di dignitá e mi lasciai contagiare. Mai, peró, avrei potuto immaginare quello che la vita mi avrebbe riservato proprio per quanto riguarda i miei rapporti con il Brasile.
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